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niosamente, e tentava quasi colle mani contratte di strapparsi dalla bocca e dal petto quel dolore insoffribile. In quel momento temetti sul serio che mi morisse fra le braccia.

Allorchè sopraggiunsero i suoi parenti era abbandonato sui cuscini, con un soffio di vita sulle labbra, cogli occhi fissi e le lagrime che gli rigavano le guancie.

Qual più doloroso spettacolo di persone che si adorano, che hanno la terribile certezza di doversi separare per sempre, che hanno il cuore a brani pel dolore, e che devono nasconderlo reciprocamente! Nella madre quel dolore era sovrumano, ma rassegnato, quasi sacro, nel padre era cupo e profondo, nell’ingenua e candida giovinetta era meno dissimulato, ma anche meno vivo, forse perchè a quell’età non si crede giammai intieramente alla sventura.

— Eccoti i tuoi gelsomini, Enrico! disse ella scuotendo il suo grembialino sulle ginocchia del fratello; ed ecco per lei... aggiunse arrossendo con un grazioso sorriso e inchinandosi con bel garbo.