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— Ah! voi altri puritani!... come siete sciocchi!
Si aprì la camicia sul petto per cercarvi un pacchetto di carte. — Le ossa sembravano forargli la pelle gialla ed arida come cartapecora.
— Guardala! mi disse trionfante, svolgendo da quelle carte una piccola miniatura, e dimmi se il vostro puritanismo vale il suo sorriso!
Quel disgraziato, diggià per tre quarti cadavere, faceva un ultimo sforzo onde delirare per quella donna che gli sorrideva ancora nel ritratto, e che non si ricordava più di averlo amato.
— Quando sarai al punto in cui sono, mi disse Enrico, o quando sarai vecchio, il che è peggio! maledirai la tua saviezza che ti ha fatto insensibile alla luce, ai profumi, alle dolcezze della giovinezza!... — e c’era tanto calore nel paradosso di quel moribondo, che lo rendeva, direi, solenne.
— Oh, povero amico mio! gli dissi. Interroga la tua coscienza, interrogala senza rimpianti e senza collera, e non dirai più così.
— Che m’importa! saltò su a dire Enrico con tal vivezza come se un serpe l’avesse morsicato. Che m’importa della mia coscienza, e di tutti quei