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Mi misi in viaggio immediatamente, facendomi guidare dal contadino che mi avea recato la lettera.

Fuori Aci Sant’Antonio, dopo un cinque minuti di corsa per quella bella strada che svolge agli occhi del viandante l’incantevole panorama della vallata di Aci, tutta seminata di ville e di villaggi, fra le vigne e i boschi d’aranci, sino al mare, la mia guida mi additò una casetta elevata su di un ciglione. Bisognò lasciare la carrozza e metterci per una viottola attraverso ai campi.

Alla svolta del sentiero mi si presentò la casa ridente ed ariosa, ornata di viti e di rosai, con una bella spianata sul davanti, e due magnifici castagni che le facevano ombra.

Sotto uno di quegli alberi c’era una poltrona colla spalliera appoggiata al tronco; un mucchio di guanciali le dava l’aspetto doloroso che hanno le poltrone degli infermi. Vidi una scarna e pallida figura quasi sepolta fra quei guanciali, e accanto alla poltrona un’altra figura canuta e veneranda — la madre accanto al figliuolo che moriva.