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da prendere, e istintivamente volse attorno uno sguardo furtivo e lo fermò su di Eva. Ella era pallidissima, avea le labbra livide e l’occhio smarrito, come se stesse per svenire. Tutti quegli sguardi che si fissavano sul conte sembrarono raddoppiare il suo sangue freddo: egli esitò un solo momento; poi alzò il bicchiere ricolmo all’altezza del naso di Enrico ed esclamò:
— Alla salute dei tuoi amori passati dunque!
E vuotò il bicchiere in un fiato. Ci fu uno scoppio di applausi.
— Bravo! disse anche Enrico. Sei un uomo di spirito!
— Grazie!
— Io lo sapevo, e perciò ho fatto una scommessa.
— Davvero?
— Sì: ho scommesso che avrei dato un bacio alla tua amante, e che tu non te l’avresti avuto a male.
— Eh! caro mio! Scommessa arrischiata! disse il conte che incominciava a farsi pallido.
— Oibò! Sei un nomo ammodo! Guarda!...