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platea, sul palcoscenico, dappertutto. Dov’era andato?
Vidi l’elegante coppia che aveva attirato tutti gli sguardi dirigersi verso il buffet, e la seguii. Quella strana avventura mi avea gettato in una singolare preoccupazione. Il trovatore si tolse la maschera; era veramente il conte Silvani, bel giovane, ricco, prodigo, coraggioso. Era l’ora in cui la stanchezza, o il caldo, o il vino, o la follia fanno cadere tutte le maschere, ed anche Eva si tolse la sua. Aveva il viso rosso, volse in giro un’occhiata quasi timida; poi si assise di faccia al suo compagno. Lo sciampagna spumeggiava nei bicchieri, gli occhi brillavano, e l’eguaglianza sociale regnava in un modo che mai democrazia al mondo ha sognato possibile. A poco a poco vidi radunarsi nella sala tutti quei giovanotti che si erano trovati impegnati, senza saper come, in quella bizzarra scommessa. Si guardavano attorno con curiosità, sorridevano e si parlavano a bassa voce. Di quando in quando Eva volgeva uno sguardo sulla folla che andava e veniva dall’uscio, e poi tornava a ridere e a parlare col conte; la mez-