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Egli mi avea rovesciata addosso quella narrazione come una valanga, tutta di un fiato, quasi fosse stato uno sfogo supremo e disperato, con parole rotte, con frasi smozzicate, con accenti che solo il cuore sa metter fuori, e cui solo lo sguardo sa dare un significato. Io non potrei accennare la millesima parte dell’impressione che faceva quella dolorosa frenesia, irrompente, concitata e febbrile, da un uomo col piede diggià nella fossa, che gemeva, si contorceva, ed urlava nel suono della sua voce, nel tremito delle sue labbra, nelle lagrime dei suoi occhi, mentre la folla delle maschere urlava anch’essa ebbra di vino e di musica rimbombante. Tutto ciò mi saliva alla testa, mi ubbriacava. Ero rimasto attonito, quasi annichilato, dinanzi a quella tempesta del cuore, come dinanzi ad una tempesta degli elementi. Uscii dal palco dopo di Enrico, e lo cercai inutilmente pei corridoi, in