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davano in tavola — mille ragioni inoppugnabili! Io chiusi la porta e le presi le mani; ella me le strappò, e si mise a correre per le stanze, ridendo, folleggiando come una bambina, e poi mi si abbandonò tutta tremante, collo stesso sorriso, con un movimento infantile e inebbriante.



— Matto! matto! mi disse lisciandosi i capelli allo specchio. Ed io più matta di te! A proposito, e la tua dea!

— Qual dea?

— Quella del Pagliano, la superbiosa. L’ami molto?

— Punto.

— Ti credo. Siete così orgogliosi entrambi! Dovete bisticciarvi sempre. L’amerai per vanità.

— Sono troppo orgoglioso per avere di coteste vanità.

— Come sei diventato! e mi guardava tutta sor-