sovente mi ubbriacavano. Sembravami che andassi tentoni in cerca di non so che; mi sentivo isolato e spesso ridicolo; avevo una menzogna per l’arte che avvilivo e per la società che ingannavo; mi inebbriavo di tutti i piaceri, o di tanto in tanto sentivo il bisogno di uscir fuori da quell’atmosfera come un nuotatore che annega. Non mi rimanevano che le passioni più sterili, e le arricchivo di tutte le esuberanze del mio cuore, poichè sentivo il bisogno di avere delle passioni ad ogni costo. Non credevo più nell’amore, dopo averne fatto lo sciagurato esperimento, e dopo aver veduto nelle braccia del grosso capitano di cavalleria quella donna per la quale il mio benefattore avea dato sorridendo i suoi venticinque anni, quella donna così elegante, così delicata, così poetica, e mi sbramavo col capriccio. Non avevo un caldo sentimento religioso: il sentimento civile lo vedevo sciupato nelle lotte dei partiti, e intorbidato dalle dispute di giornali rare volte convinti di aver ragione; vivevo lontano dalla famiglia, in mezzo ad un mondo di usurai e di egoisti o di gaudenti; l’atmosfera era calda di effluvi giovanili.