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a tutti i caffè a tutti i teatri nascondendomi fra i monelli, cercando il buio, esitando lungamente. Poi, tutt’a un tratto mi trovai abbietto, rassegnato, contento di esserlo. Vidi uscire una coppia di giovani eleganti dalla Pergola; la donna era bella, coperta di pelliccie e sorridente; l’uomo avea la cravatta bianca, e guardava lei con occhi innamorati. Ella montò in una bella carrozza, gli strinse la mano e gli sorrise; egli la vide partire col cappello in mano e gli occhi intenti; allo svolto della via un guanto bianco si affacciò allo sportello del legno, e il giovane salutò nuovamente quel guanto; poi si avvicinò al gas e lesse un piccolo bigliettino che aveva in mano; gli occhi gli raggiavano, sembrava felice, doveva esser buono. Me gli avvicinai col cappello in mano e gli dissi: — Ho fame.
Cotesta terribile verità dovea leggersi chiaramente sul mio volto, poichè quel giovane mi guardò sorpreso, senza parlare, e mi diede un biglietto da cinque lire. Dovette accorgersi delle lagrime che avevo gli occhi febbrili; si fermò a guardare e mi disse: