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travo, non per altro che per cercar di indovinare alla loro cera soddisfatta se avessero desinato.



Il freddo mi arrecava le convulsioni; avevo le vertigini; la mia camera era gelata, e le coltri della padrona erano povere come il mio vestito. Tutta la notte non potei chiudere un occhio; provavo degli stiramenti convulsivi di stomaco, delle nausee che mi facevano assai soffrire.

Mi rammentai di Eva, di averla incontrata alle Cascine, e quel ricordo fu come di persona che avessi conosciuta molto tempo addietro. Nella mia mente c’era come un penoso sonnambulismo che faceva correre incessantemente il mio pensiero stanco dietro le memorie del passato. Mi ricordavo di tutti i particolari del mio amore per Eva, anzi una forza che non era nella mia volontà ci costringeva quasi ostinatamente il mio pensiero, e