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indietro colle mani nelle tasche, e zufolando un’arietta fra i denti.

Mi venne in mente di fumare. Cercai in tutte le mie tasche, e non vi trovai che uno scatolino di fiammiferi; era pieno. — Se potessi cambiarlo con un sigaro!... pensai, o con un pezzo di pane!

E credo anche che scappai a ridere!

Avevo una preoccupazione insistente: quella di ammazzare il tempo, come se aspettassi qualche avvenimento, e l’indugio mi pesasse. Pensai di trastullarmi colle mie fantasticherie, giacchè non avevo fiducia nell’ispirazione, e di andare alle Cascine per cercarvi solitudine. Ahimè! la mia mente era vuota, come il mio cuore, come il mio stomaco. Andavo baloccandomi a guisa d’imbecille pei viali, ora guardando correre le nuvole più basse o brune su di un ciclo di piombo, attraverso gli incrociamenti dei rami nudi, ora tenendo dietro con grande curiosità ai passeri che correvano sull’erba riarsa dal gelo in cerca di cibo — anch’essi avevano fame. Tutt’a un tratto udii uno scalpito accelerato ed un grido — guarda! — e mi gettai sul ciglione, tutto sossopra, come se