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nellate che il giorno dopo scancellavo. Ella mi guardava con sorpresa; mi stringeva le mani; mi diceva delle parole affettuose. Io le rispondevo sgarbatamente, infastidito, quasi iroso, e delle volte, trovandomi l’anima così vuota, piangevo tutt’altre lagrime.

Intanto i bisogni materiali della vita si facevano sentire più che mai. Quel pochissimo di cui potevo disporre era stato dissipato in un lampo; ero indebitato fin sopra ai capelli coll’oste, col padrone di casa, con tutti i miei amici ed anche coi semplici conoscenti, poichè la necessità mi avea reso sfacciato. Avevo momenti di preoccupazione tale, che le carezze di Eva mi avrebbero fatto montare in collera. Non osavo più scrivere ai miei genitori perchè aveva l’orgoglio del mio fallo; ed il mio amore sciagurato non era abbastanza potente per assorbire anche e soffocare il rimorso di strappare il pane di bocca alla mia famiglia per prolungare la mia dolorosa follia. Ero troppo orgoglioso per far trapelare ad Eva la menoma mia preoccupazione; e allorchè ella si mostrava più affettuosa, più sommessa, e cercava timidamente di prender