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Si parlò un po’ di tutto, ora serii, ora innamorati, ora quasi giulivi. Ad un tratto, le gettai fra i piedi questa domanda, che la fece trasalire, tanto era fatta bruscamente:
— Chi t’ha regalato quel gioiello?
Ella rispose con la maggior franchezza: Il conte Silvani. — Saresti geloso di lui! soggiunse vedendo che m’ero fatto serio.
— Oh, avrei torto!
— E avresti torto davvero! esclamò dessa con tale accento dignitoso che mi umiliò.
— Oh, Eva, perdonami! esclamai quasi fuori di me. Io m’avveggo che sono ingiusto e cattivo! Faccio dispetto a me stesso!... Ma son geloso! orribilmente geloso!
Per tutta risposta ella mi diede un bacio.
— Perchè non hai rimandato quel braccialetto? le domandai dolcemente.
Ella mi guardò con tanto d’occhi spalancati, come se stentasse a capire il significato delle mie parole.
— Come rimandarlo? ma vuol dire rifiutarlo!
— Sì, rifiutarlo.