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— Ah! esclamò come sconcertata.
Aprì e richiuse due o tre volte la busta di velluto, facendo scintillare i raggi delle gemme, e soggiunse per riprendere un certo contegno, o per disarmarmi colla franchezza:
— È un regalo per la mia beneficiata.
— Oh!
— È bello, non è vero?
Io che avevo la testa a tutt’altro, risposi:
— Bellissimo.
— E di gran valore.
— Varrà per lo meno duecento lire.
— Oh! esclamò Eva, dimenticando a quella mia ingenua scappata tutte le sue preoccupazioni in una schietta risata, ne vale almeno duemila!
Ebbene, francamente, io fui umiliato dalla mia ignoranza sul valore delle gemme.
— A che pensi? ella domandò con una certa inquietudine.
— Penso che sono ben fortunati coloro che possono offrirvi regali di duemila lire.
— Tu mi dai il tuo amore che vale assai dippiù!
Io sorrisi amaramente.