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Successero alcuni istanti di silenzio.

— Oh! se avessi potuto prevedere! diss’ella finalmente.

Alberti esclamò duramente:

— Voi lo sapete da molto tempo!

— Signore!

Egli non battè palpebra.

— Sì, riprese con febbrile esaltazione; avete sorpreso il mio pallore da Caino, avete indovinato il mio tremito e i miei sguardi da Giuda; vi siete vista nello specchio, e avete pensato: sono bella! quest’uomo deve amarmi come un pazzo! quest’uomo deve contorcersi e strisciare al pari di una vipera calpestata dal mio stivalino!

Velleda trasalì, come se il demone dell’orgoglio avesse accarezzato con lingua di fuoco tutte le vanità della donna.

— Sì, ho visto tutto ciò, diss’ella, e sono stata più forte di voi!

— Ne avete riso!....

— Io vi amavo, o signore! disse ella con nobiltà.

Alberti barcollò, e cercò inutilmente una parola che esprimesse l’irrompere della sua passione:

— Voglio vedervi! gridò. Lasciatemi vedervi. Ella scorse gli occhi di lui scintillare nel buio come quelli di una belva. Il forsennato la spinse per forza verso quella parte del viale dove gli alberi erano più radi e l’oscurità meno fitta, l’afferrò per le tempie, le rovesciò il capo all’indietro, e la baciò con uno sguardo di fiamma. Velleda mise un grido, che il vento soffocò.