Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 84 — |
— Così presto!
— È più di un mese che son qui.
Alberto tacque, ed ella continuò a suonare.
— Che pezzo è cotesto? domandò infine.
— Uno studio di Listz. Le piace?
— Sì... molto...
Ei si alzò, e si mise a guardare i quadri appesi alle pareti. Poi tornò a sedersi al medesimo posto, e dopo alcuni istanti di silenzio le disse:
— Ci rivedremo?
— Ma... sì...
Egli non disse più nulla; anche il pianoforte si tacque. Rimasero zitti, immobili, senza guardarsi. Ad un tratto si udirono dei passi vicino all’uscio.
— Lasciatemi! esclamò Velleda bruscamente dandogli per la prima volta del voi.
Entrò Gemmati, serio, freddo, scambiò due o tre parole colla contessina, poi prese Alberti pel braccio, e lo condusse fuori con un pretesto.
Dopo alcune centinaia di passi, Gemmati alzò gli occhi in viso al suo amico per la prima volta e gli disse:
— Son venuto a cercarti per dirti una cosa:
— Domani vado via.
Alberto parve un istante colpito da quell’improvviso annuncio; ma ad un tratto avvampò in viso e rispose masticando un sorriso:
— Accompagni la contessina Manfredini?
— Vado solo: rispose freddamente Gemmati; partirò stasera.