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— È innamorato dunque?
— Anch’ella ci viene senza far dei versi, nè essere innamorata...
— Come lo sa? domandò con un sorriso che lo scombussolò del tutto.
— Ma...
— Non posso essere innamorata di mio marito.... o della mia Zelia, aggiunse con quel risolino mordente e leggiadro, guardandolo ardita e civettuola, e giocando col pomo del frustino fra i crini della cavalla.
— Però, riprese, ella che non ha nè marito, nè Zelia, amerà la bionda, o la bruna. — Quale delle due?
Il giovane arrossì, volle negare, e rimase imbarazzato. La contessa stava a guardarlo col gomito sul ginocchio, la guancia sulla palma, e una provocante ironia negli occhi.
E dopo averlo ascoltato così fra ironica e motteggiatrice soggiunse con una gran serietà:
— È vero! Ella è troppo giovane per amare la bruna, e non amerà la bionda che per un quarto d’ora. Ella non ama che la sua giovinezza — e la donna allo stato di nebulosa. — Addio. Quando avrà bisogno di un buon consiglio venga a trovarmi; così m’avrò la sua visita che aspetto da un pezzo.
E spronò Zelia, senza dare il tempo ad Alberto di balbettare le scuse che gli si leggevano in volto. Poi arrestò di botto lo slancio della cavalla, e rizzandosi sulla staffa con piglio grazioso ed ardito, si voltò indietro, e gli disse da lontano: