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di quelle aspirazioni eteree verso una parola senza voce umana, che s’erano concentrati in lei, e che gli inondavano il cuore, tutti in una volta, al semplice contatto della sua veste. Si sentiva immensamente felice; era la prima volta che parlava d’amore, e che una fanciulla stava ad ascoltarlo. — Ella ascoltava avidamente, infatti; piuttosto beveva l’amore vergine ed entusiasta del giovane nello scintillare dei suoi cechi, e nelle vibrazioni appassionate della sua voce. Le sue povere manine tremavano come foglie nelle mani di lui. — Mi ami? le diss’egli con uno di quegli accenti che penetrano sino in fondo al cuore. Ella accennò di sì col capo due o tre volte, senza osar di guardarlo.

— E non amerai altri che me?

La giovinetta lo fissò collo sguardo limpido e franco della vergine, e rispose con ingenua maraviglia:

— Potresti amare un’altra tu?

— No... no!...

— O dunque?

Ei rimase un istante pensieroso.

— E m’amerai sempre così?

— Sempre, e insegnerò ai tuoi figli ad amarti così! rispose la fanciulla con sublime candore.

Alberto tacque, si fe’ scuro in viso, ed evitò di guardarla; avea sentito come una trafittura; la schietta rivelazione del casto istinto materno che rivelavasi negli occhi sereni e nell’ingenuo sorriso della vergine, sconvolgeva l’artificiosa poesia del suo cuore, lo faceva precipitare dagli astri fra i quali libravasi, e lo faceva pensare.