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— Ah! come sei buona, Adele! Sei buona quanto sei bella! Vedi, a darti del tu adesso sembrami una delizia! Tu non sapevi nulla! Non ti sei mai accorta di nulla! Ti amavo da lungo tempo, sai! Sin da quando ero in collegio; ma dacchè ti son vicino ti amo come... non saprei dirtelo io stesso... Vedi, in questo momento... mi pare che il cuore stia per scapparmi dal petto... Vorrei...

La fanciulla lasciò cadergli fra le mani il ramoscello di vainiglia che s’era messo in seno. Alberto le afferrò quelle manine, e gliele baciò con ardore.

— Come sei bella! esclamò guardandola con occhi innamorati. Quanto ti amo!

Infatti ella era bella come un angelo in quel momento; l’amore irradiavasi come una specie d’aureola dal rossore che la copriva, dal suo sorriso incerto e pudico, dai suoi occhi chini. C’era tanta luce in quegli occhi, che allorchè li fissò in volto ad Alberto parvegli che due stelle lo abbagliassero.

Ei le parlava concitato, con quel primo irrompere dall’amore che avea vagato sino a quel giorno fra le nebulose dell’immaginazione; le diceva di quel che sentivasi in cuore, di quel che avea pensato, di quel che avea sognato, di quel che avea fatto, degli anni passati in collegio, delle timide gioie, delle amarezze soffocate, della madre che avea perduta, come ella avea perduta la sua, di quella prima sera in cui s’era messo a sedere accanto a lei, di quel che avea visto nella tremola luce delle stelle, irradiazione di mondi sconosciuti, di quel vago sentimento di un noi sparso per tutto il creato,