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— Che ora è? domandò la fanciulla dopo alcuni istanti, come se si svegliasse.
— Sarà il tocco e mezzo...
— È tardi, sai!
— Vuoi andartene?
— Sì — e non si muoveva.
— Perchè hai detto che sei stato cattivo? gli domandò sorridendo cheta cheta.
— Perchè... è inutile adesso che te lo dica... tu mi hai perdonato! E pose un sospirone per punto fermo.
Ella si mise a guardar la luna, dicendole tante cose cogli occhi.
Poscia, vivamente, come trasalendo:
— Addio! addio! È tardi, buona sera!
— Adele!... esclamò Alberto mentre ella stava per chiudere la finestra. — Adele! — Ella si affacciò di nuovo, ma tutta tremante, quasi avesse udito tutt’altro accento nella voce di lui. Egli esitava. — Allora la fanciulla gli fissò in volto gli occhi lucenti — il giovane sentì tutti i pudichi ardimenti, tutte le avide reticenze che ci erano in quello sguardo di vergine, e disse: — Vi amo! ecco quello che volevo dirvi!
— Adele divenne bianca udendo quella parola che aspettava da un’ora.
— Perdonatemi! riprese Alberto turbato dal silenzio di lei. Vi è dispiaciuto che ve l’abbia detto? Perdonatemi, Adele! Ma parlate, ditemi almeno una sola parola, per l’amor di Dio!
— Perchè mi date del voi?... mormorò la fanciulla con un fil di voce.