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VII.


Il tocco era suonato da un pezzo quando Alberto aprì la sua finestra, ora deliziosa che precedeva il primo appuntamento, ora piena di agitazione voluttuosa e di ansia inesplicabile. La finestra di Adele era chiusa: che fisonomia singolare avea quella finestra buia, e come lo guardava! Egli esitò alcuni istanti, come ogni Cesare che stia per passare un Rubicone, poi saltò sull’erba col cuore di un ladro che scassina per la prima volta un uscio; il silenzio era profondo, e il giovane non aveva fatto il menomo rumore cadendo sulla punta dei piedi; le frondi del pergolato stormivano appena; ei si fermò, inquieto, guardando attorno, coll’orecchio teso, come se i menomi rumori venissero dallo zio che stesse soffiandosi il naso o prendendo tabacco; poi si avanzò a passi di lupo fin sotto la finestra della cugina. Trattavasi adesso di picchiare quei tre famosi colpi, promessi quando ci volevano ancora tre ore per picchiarli, quando il