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— È un simpatico giovane il suo amico; gli diss’ella.

— Simpatico assai.

Ella si rimise a sfogliar l’album, il giovane cercò cogli occhi Gemmati, e lo vide presso il caminetto, discorrendo con Adele che rideva come una pazzarella; ei si fece rosso, e si mosse bruscamente per andarsene; ma invece d’infilare l’uscio ch’era dietro le sue spalle trovò più corto di fare il giro del giardino per andare in camera sua, e dovette passare così vicino alla cugina da darle quasi uno spintone col gomito.

— Te ne vai? gli domandò ella con sorpresa.

Ei rispose con accento da Otello: — Sì!

— Perchè?

— Ho sonno; rispose bruscamente.

— Che bel giovane! esclamò la signora Zucchi, non così piano da non farsi sentir dall’Adele e osservandola con pettegola curiosità; la fanciulla, troppo ingenua per esser diffidente, si fece rossa di giubilo, seguitando a fissare l’uscio pel quale egli era partito.

— È il figliuolo della signora Cecilia? domandò il notaio.

— Sì, rispose il signor Bartolomeo; ha trentaduemila lire d’entrata in bei poderi.

— E sì che il fu marchese!...

— Ed anche la fu marchesa, pur troppo!...

— Ma non parliamo dei morti. Quel ragazzo è stato fortunato di avere almeno uno zio come me... non faccio per dire, ma non avrebbe di che pagarsi nemmen la boria del marchesato.