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vita fanno svolazzare qualche volta sul cuore dell’uomo, persino quando il sorriso dello scetticismo gli ha increspato le labbra.


Lo zio Forlani avea messo in campo una gita alla Sassosa; i cavalli impazienti scuotevano le sonagliere, e le giovanette si facevano aspettare. Finalmente comparve Adele un po’ pallida, e con un sorriso rugiadoso. Appena vide Alberto si fece rossa rossa.

— Buon dì, cugina! Ella gli sorrise dolcemente, e gli porse la mano calda e febbrile.

— Sempre l’ultima! disse ridendo Velleda, che scendeva di corsa infilandosi i guanti. — Il mio cappellino non voleva saperne di star fermo! Che hai? Come sei pallida!

— Ho dormito male, rispose Adele tornando a farsi rossa.

Alberto sentì balzarsi il cuore in petto.

Lo zio Bartolomeo sopraggiunse in tempo, come se avesse avuto l’intuizione delle situazioni delicate.

— Andiamo, figliuoli, che il sole è già alto.

— Come sei bella oggi! disse Velleda all’Adele allorchè furono sole.


Scorse in tal modo una settimana. Velleda sorprese più volte la sua amica cogli occhi pieni di lagrime: — O cos’hai? le domandava.

— Nulla, ho il cuore troppo pieno.

Lo zio Bartolomeo, da uomo che sa far le cose, avea