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XLIX.
Piovigginava, la campagna era brulla, le ruote della carrozza s’affondavano nella via fangosa che i cavalli salivano a fatica. Alberto guardava macchinalmente lo sgocciolar della pioggia sui cristalli, si udivano lenti lenti i rintocchi dell’avemaria, e di tanto in tanto, a seconda dello svoltare della strada, lo squillare ora acuto ed ora soffocato di un campanello che sembrava inseguire Alberto da un pezzo.
— E così? domandò aprendo lo sportello bruscamente.
— I cavalli non ne possono più.
— Ammazzali!
Ma come se il suono di quella parola l’avesse colpito, gettò un’occhiata sulle povere bestie fumanti e sgocciolanti di pioggia, e si ricacciò in fondo al legno.
I noti alberi che fiancheggiavano la strada sfilavano lentamente attraverso gli sportelli, e lo salutavano me-