Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 279 — |
— Sì.
— Per dove?
— Vado a Napoli.
Adele impallidì. — A Napoli c’è il colera! disse con vivacità.
— Son medico, ed ho degli importanti studi da fare sul colera.
— E ti fermerai... molto tempo?
— Mi stabilirò colà.
— E la tua clientela di Firenze?
— Me ne farò un’altra laggiù...
La marchesa non aveva più aperto bocca.
Gemmati, senza nessuna esagerazione, le disse addio con semplicità. Alberti l’accompagò sull’uscio, e gli strinse la mano proprio all’inglese.
— Tardi o no, è una bella azione che fa Gemmati! disse tornando a sedere presso la moglie immobile e bianca come una statua. Ella levò gli occhi su di lui quasi non avesse ben capito.
— E a proposito di partenza.... sono venuto a dirvi... parto anch’io.
Adele, seguitando a fissarlo con occhi spalancati, attoniti, impietrati dal dolore, balbettò:
— Per sempre?
— Chi ha detto che sia per sempre? Non vado a consacrarmi ai colerosi io... Ho risoluto di viaggiare un poco.
— Oh! Alberto! esclamò la derelitta con voce ineffabile, lasciandosi cadere sulle ginocchia.