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— Ha detto che ti terrà qui sino a novembre, soggiunse Adele vedendo che il cugino stava zitto.

— Ma...

— Ti rincresce?

— No.... no!...

— Non ti annoierai?

Egli si volse, la guardò, poi si mise a scuotere col mignolo la cenere del sigaro. Adele rimase alquanto pensierosa, la povera bambina, e soggiunse, un po’ trepidante: Ci starai volentieri!

— Figurati!

— Anche Velleda ci starà sino a novembre! Che festa!

Il cugino si sentì maledettamente ridicolo per non sapere metter fuori il più meschino complimento.

— Ti piace la mia Velleda? riprese Adele.

— A me?....

— Non è bella?

— Oh sì!

— Anch’essa ha detto che sei un bel giovanotto.

A quelle parole parve ad Alberto che la luna irradiasse di un’aureola l’Adelina.

— Anche tu ti sei fatta bella! disse col coraggio della gratitudine.

— Davvero?

— Davvero.

Ella sorrise, chinò il capo, incrociò le pallide manine sulle ginocchia, e il raggio della luna sembrò farsi vermiglio sulle sue guancie!

L’usignuolo cantava; passò un alito di venticello che