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L’indomani andò a trovare la moglie, e s’informò più minutamente della salute di lei.
— E Gemmati... lo vedi spesso?
— Sì.
— Ah! — e parlò d’altro.
Le disse della ubertosa vendemmia, e della Sassosa, la famosa Sassosa, e dei miglioramenti fatti, delle disposizioni date, delle occupazioni piacevoli che avea trovato in campagna.
— E tu? le domandò. Come hai passato il tuo tempo?
— Ma... bene.
— Sei molto pallida, sai! Devi esser stata più male di quel che m’hai scritto.
— Adesso sto meglio.
— E Gemmati è il tuo medico?...
— Sì.
— Dicono che sia un bravo medico. È stato sempre un uomo d’ingegno.
— È verissimo, in pochi mesi qui a Firenze s’è fatta una bellissima riputazione.
— E dei clienti?
— Molti.
— Devi essergli doppiamente grata in tal caso della sua assiduità... — ella levò timidamente gli occhi sul viso marmoreo di lui — però trovo strano... davvero!... ch’egli non m’abbia avvisato della gravità della tua malattia... molto strano! disse Alberto andandosene.