Pagina:Verga - Eros, 1884.djvu/267


— 263 —


Al concerto c’era tutto il mondo elegante, all’infuori della principessa Metelliani. Marito e moglie erano rientrati in casa verso le sei, quando si udì nel corridoio che separava il loro appartamento da quello dei Metelliani il fruscio dell’amazzone della principessa che ritornava dalla sua passeggiata.

A pranzo Alberti fu un po’ distratto, e faceva degli sforzi visibili per non lasciar scorgere la sua preoccupazione; quando fu l’ora d’andare al ballo pregò la moglie che lo dispensasse d’accompagnarla.

— Perchè non vieni?

— Sono stanco, ho qualche lettera da scrivere, e del resto sai che non mi ci diverto molto.

— Ci rinunzierei anch’io, se non mi fossi impegnata ad andare colla Lina.

— No, vai, divertati pure, anche un poco per me.

La marchesa partì; un quarto d’ora dopo si udì anche la carrozza della Metelliani che andava. Allora Alberti respirò liberamente.

Passò nel suo stanzino da studio e si mise a leggere per ingannare il tempo aspettando la moglie, ed anche per distrarsi alquanto. — A misura che andava calmandosi quello stato d’agitazione in cui era stato tutto il giorno dopo la prima vertigine, attraverso le idee che andavagli suscitando la lettura, ritornava con una strana intermittenza il pensiero che lo preoccupava dippiù. In certi momenti chiudeva gli occhi, e scorgeva Velleda come l’avea vista il mattino.

Tutt’a un tratto udì un passo rapido e leggiero nel