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Alberto se n’era avvisto, e ne provava una segreta soddisfazione, un po’ per istinto di vecchio leone che vuol provare ancora le zanne, ma principalmente per uno strano sentimento che riferivasi a sua moglie; era geloso senza osare di confessarlo all’Adele e a sè stesso, e provava una singolare civetteria mascolina a far intravvedere alla moglie, e a provare a se medesimo, ch’egli era sempre preferito a tutti quei ganimedi che gli davano uggia. Non gli dispiaceva anche che sua moglie temesse un pochino per lui, giacchè egli temeva per lei, e voleva metterle ai piedi anche lui qualcosa, una di quelle preferenze che lusingano tanto l’amor proprio di una donna.
L’Adele avea cominciato ad accorgersi anch’essa del tiro che intendeva giocarle la Metelliani; ma rifuggiva dai lamenti, dalle osservazioni, dalle scene, per alterezza naturale, o per timor del carattere di quel marito che le imponeva soggezione, e s’era chiusa nella sua dignità di moglie con tal dispettuccio che sembrava disinvoltura.
Intanto le cose andavano perchè la Metelliani le spingeva, perchè Alberto senza dare positivamente una mano, chiudeva gli occhi e lasciava andare — e lasciava andare anche per un falso timore di sembrare ridicolo se avesse fatto il puritano — e andavano infine perchè Adele non faceva nulla perchè non andassero.
Un giorno Alberti, arrivando un po’ tardi da Pancaldi, incontrò la principessa.