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Temeva che gli spiriti irrequieti del marito si risvegliassero, e che egli stesso, combattendoli per debito di onest’uomo, non potesse fare a meno di rimpiangere segretamente la libertà perduta, e la vita avventurosa di una volta. Anch’ella perciò era divenuta un po’ melanconica, e qualche volta anche dispettosa. Avrebbe voluto mettere la sordina alla memoria del marito, come poteva mettergli le mani sugli occhi se voleva, per impedirgli di vedere quelle altre belle donne delle quali era gelosa; e poi per una tal superbietta di donna, ed anche per ambizioncella di moglie, avrebbe voluto scaricare su qualcuno, un caro qualcuno di là da venire, la responsabilità di quella missione. — Se avessimo un bimbo! gli diceva sottovoce, e celandogli in seno il viso infuocato.
Ei chinava il capo e stava zitto; una volta rispose con quel sorriso tutto suo:
— Hai voluto tentare il cielo, lo vedi, Adele mia!
In quel tempo Gemmati era ritornato a Firenze da un lungo viaggio scientifico, e Adele avea dato scherzando al marito quella notizia raccolta nei saloni che frequentava insieme alle lodi del giovane scienziato.
— Bisogna scappar via da Firenze adesso? domandò ridendo.
— Bisogna invitarlo a pranzo domani, e farmi perdonare i torti che ho verso di lui.
Gemmati aveva perdonato quei torti, noti oppur no,