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stero che intravedevasi in fondo ai sentimenti più espansivi di lui, era un’altra attrattiva per l’innocenza di Adele — pericolosa attrattiva. Ella indovinava nell’uomo amato delle ferite che era lieta di sanare, delle ritrose debolezze che lusingavano gl’istinti materni e protettrici della donna; l’altera riserbatezza con cui il marito celavale agli occhi di lei, davagli un carattere di dignità e di forza, un che di superiore a mo’ di Lucifero. Cento curiose domande, che le erano venute sulle labbra, erano spirate dinanzi al sorriso calmo, velato, e impenetrabile di quell’uomo.
— Che cosa vuoi saperne tu, bambina mia? le diceva egli.
Ed ella che aveva la pretesa di non essere più una bambina, gli faceva il broncio proprio da bimba.
Anche Alberto aveva le sue curiosità, curiosità malsane, curiosità avide, interessate, vitali, adesso che Adele era tutta per lui: sentiva il bisogno di apprendere come si sviluppassero le passioni in mezzo a tanto candore, qual forma assumessero, e quanta importanza ci avessero.
— E tu, le aveva domandato sorridendo a fior di labbra, non hai amato altri?
Ella, che gli teneva ancora il broncio, rispose col dispettuccio dei 16 anni:
— Sì, ho amato Gemmati.
— Proprio? domandò Alberto ridendo.
Erano appoggiati a quella tale balaustrata un dolce o tiepido giorno di novembre, le foglie ingiallite si cor-