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XLIII.
I due sposi andarono a nascondere la loro felicità a Belmonte — quella di lui però era un po’ chiusa, esitante, ombrosa, e avea sempre una tinta di melanconia; quella di Adele era franca ed espansiva.
Alberto non avea più rivisto quei luoghi da oltre vent’anni, e ciascun ricordo, ciascuna novella impressione che passava su quell’anima esulcerata, malgrado il grande imperio ch’egli aveva su sè stesso, lo faceva trasalire, Adele se ne avvedeva, e si sentiva più strettamente, più intimamente legata a lui appunto per tutto quel bene ch’ella facevagli. Erano sempre insieme, in carrozza, a cavallo, o a passeggiare pei dintorni. Alberti, quell’uomo tormentato dalla febbre del movimento, perseguitato dalla noia dappertutto, aveva passato delle lunghe ore deliziose, guardando accanto a lei la pioggia che sgocciolava sui vetri, o la fiamma che