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Ella raccolse le sue vesti, andò a sedere a fianco di lui, e senza rispondergli direttamente si misero a discorrere di mille argomenti comuni, senza importanza, che per loro avevano significati reconditi, e racchiudevano non so quali misteriose attrattive. Ei parlava poco, e l’ascoltava intento, con una certa avidità, come se stesse analizzando minutamente, con affetto, gli avvolgimenti di quelle trecce, l’alitare di quel velo, le balze di quel vestito, le trine di quei polsini, i rossori improvvisi e irragionevoli che salivano al viso di lei, e che egli sentivasi dolcemente scorrere nelle vene. Ad un tratto:
— Vorrei tornare ai miei vent’anni! disse quell’uomo strano collo sguardo fiso nel vuoto.
La locomotiva fermavasi sbuffante.
— Diggià! esclamò ella.
— No, siamo a Prato.
— Oh!... lasciami vedere!
E si misero l’uno accanto all’altro presso allo sportello a guardar la campagna — ei con un sentimento che non avea provato da lungo tempo. Tutto ciò che vedevasi era verde ed azzurro; Adele, colle mani appoggiate alla manopola, gli diceva sommessamente qualche parola insignificante, come se stesse a parlargli di un gran segreto; il nastro del suo cappellino svolazzava di tanto in tanto sul viso ad Alberto; sembrava che i polmoni di lui si dilatassero avidamente, onde abbeverarsi di tutte quelle vergini sensazioni che gli erano quasi sconosciute. — Non vi faccio paura.... pro-