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serio e rispettoso, almeno al vedere, e allorchè Adele gli mise la mano nella sua, e udì che si univa a lui per sempre con un fil di voce, e la vide dolcemente commossa, anche quell’uomo si turbò alquanto e con lieve tremito strinse nella sua quella mano che tremava.


Dopo la cerimonia religiosa partirono per Belmonte.


Il marchese avea preso un coupè riservato sino a Pistoja, e allorchè furono in vagone, e Adele si fu assisa, chiuse i vetri dalla parte dov’era lei, tirò le tendine, le mise il plaid sotto i piedi, le rese con delicatezza paterna tutte quelle piccole cure, poi le si assise di faccia, le prese le mani, e le disse dolcemente, sorridendo con certa solennità:

— Vi saluto, marchesa Alberti.

Era commossa anche lei, ed un po’ turbata; guardava fuori lo sportello pudibonda del suo imbarazzo, e si lasciava stringere le mani con un abbandono affettuoso. Aveva un bel vestito grigio, ornato di azzurro, dei lunghi guanti di Svezia, ed il suo viso delicato sembrava più pallido attraverso il velo celeste. Pareva che Alberto non potesse saziarsi di contemplare quella donna leggiadra che ormai gli apparteneva — ella, senza vederlo, sentiva quello sguardo, e ne era tutta penetrata. Ad un certo punto, sempre col viso allo sportello, posò una mano su quelle di lui.

— Non vi faccio paura? Le chiese Alberto dolcemente.