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— ... Sì; disse Adele dopo una lieve esitazione. Per quanto si può esserlo.... E voi?
— Io mi son divertito, rispose egli con accento glaciale. Discorrevano a sbalzi, con lunghe interruzioni, come rispondendo ai pensieri che andavansi svolgendo per la loro singolare situazione. Il marchese di tanto in tanto gettava un lungo sguardo sulla cugina, che cavalcava calma e fiera.
— Non siete vendicativa, cugina? domandò alfine.
— No.
— Che peccato!
— E voi, cugino?
— Io non credo avere il diritto di vendicarmi, poichè nessuno ha torto a questo mondo!
— Teoria comoda!
Ei si rizzò sulle staffe con fredda ed altera serietà:
— Cugina mia, quando m’avete detto che non potevate permettermi di farvi la corte, io vi ho dato ragione!
— C’era tal tranquilla amarezza, tale accento di convinzione nel suo scetticismo, che il seno di Adele gonfiavasi violentemente di tanto in tanto. Ei respirava con forza, a lunghi intervalli; cavalcavano in silenzio e a capo chino.
— Vi ringrazio per quest’ora che non avevo più provato da vent’anni; disse alfine con voce sorda quell’uomo il quale non si commoveva più.
Ella alzò il capo sgomenta, quasi cercando da dove venisse quella voce che la faceva trasalire.