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— La direi la cosa più naturale di questo mondo.
— Dopo quel ch’è stato fra di noi?
— Appunto per quello.
La sua cavalla fece uno sbalzo, e s’inarcò tutta fremente sotto la mano ferma dell’amazzone.
— Siete forte! le disse Alberto.
— Cora è docile; rispos’ella accarezzandola sul collo.
Tacquero. Andavano al piccolo trotto per uno dei viali al di là del piazzone; il sole, che tramontava come un gran disco infuocato, lo inondava per tutta la sua lunghezza di pulvisculi dorati; alcune nuvole un poco alte sull’orizzonte disegnavansi come larghi sprazzi di porpora e d’oro.
— Che bel tramonto! disse Adele per rompere quel tal silenzio.
Alberto levò il capo, e soggiunse sbadatamente:
— Par d’essere a Belmonte.
— Avete buona memoria, cugino! disse Adele con singolare sorriso. Alberti volle rispondere a quel sorriso.
— È la memoria del cuore, cugina mia.
— Comincereste diggià a farmi la corte?
— Non avete detto che sarebbe la cosa più naturale?
— Cugino mio, cosa pensereste di me se vi permettessi di farmela? domandò Adele alla sua volta, seria seria.
— Avete ragione; rispose Alberto brevemente.
Le tenebre cominciavano a sorgere. Ella guardò di sottecchi quell’uomo singolare.
— Siete stata felice qualche volta? domandò Alberti come rispondendo ad una lunga meditazione.