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— È proprio un cugino d’America dunque!
— Son quelli i benvenuti. Da dove ci piovete, cugino?
— Da Calcutta.
— Son più di dieci anni che non lo si vede più!
— Cosa avete fatto tutto questo tempo?
— L’ho passato in ferrovia e in vapore, cugina mia.
— Vi siete divertito?
— Ma... assai.
La calèche si mosse al piccolo trotto; la signora Rigalli si fece promettere una visita dal marchese, e i due cugini si trovarono accanto, in mezzo al gran viale.
— Volete permettermi di accompagnarvi, cugina? disse Alberto.
— Volontieri.
Ei voltò le briglie, e si mise al passo, accanto a lei, seguiti dal groom di Adele ad una ventina di passi.
— Come trovate Firenze? domandò ella.
— Più bella che mai.
— Vi fermerete parecchio?
— Non lo so io stesso.
— Raccontatemi qualche cosa dei vostri viaggi.
— Cosa volete che vi racconti?
— Ma... quel che avete visto.
— Ho visto, su per giù, delle vie Calzajuoli, degli Arni, delle colline di S. Miniato dappertutto, in grande, in piccolo, e in microscopico: e dei fiorentini gialli, rossi, e neri, che dicono giuraddio un po’ diversamente di noi altri.