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a bordo di un bastimento che faceva lunghi viaggi di circumnavigazione.

Il signor Forlani avea lasciato la figliuola ricchissima, e le amiche di lei non si davano pace perchè ella, così ricca e bella, rifiutasse tutti i partiti che facevano la caccia a lei e alla sua dote. Adele portava il lutto del suo cuore nobilmente e fieramente, senza una debolezza e senza un lamento; del cugino, che non si curava menomamente di lei, avea saputo vita e miracoli ma non avea detto una parola, ed era rimasta pallida e muta; s’era informata spesso di lui dalle amiche più discrete, con pudica e delicata riserbatezza, e quando non ne avea avuto più notizie s’era chiusa dignitosamente nella sua tristezza, senza farne trapelar nulla al di fuori.

La sua bellezza intanto s’era sviluppata; era un genere di bellezza fantastica, delicata, flessuosa, elegante, alquanto pallida e diafana, con magnifici capelli neri, mani candide su cui il guanto adattavasi con certe pieghe e certo garbo aristocratico, e grand’occhi turchini, un poco incavati, accerchiati da un solco color di perla, scintillanti di tal luce che avrebbe potuto dirsi fatale, se giammai fosse stata destinata ad incontrarsi con Alberto, Ella portava alta la testa leggiadra nei saloni fiorentini, e con un sorriso distratto e uno sguardo profondo che l’avevano fatta soprannominare Elisabetta d’Inghilterra.