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spose cu-cu! egli soggiunse che la capanna sarebbe stata tappezzata di seta, e la rapì all’impresario e ad una mezza dozzina d’amanti, ancora vestita da baiadera. I loro amici dissero ch’erano ubbriachi tutt’e due. Giunti, mandò un biglietto di condoglianza.

— Mio caro, gli disse Alberti la prima volta che lo rivide, se quella ragazza mi piace, perchè non dovrei amarla? Credi che valga dippiù la tua marchesa sol perchè è ricca? Selene non possiede che le sue scarpettine di raso, ed ha bisogno di quattrini come una bella damigella ha bisogno di uno sposo, o una bella dama ha bisogno di un amante — nulla più, nulla meno — ella non è nè signorina, nè marchesa, non è altro che bella, ed è quindi naturalissimo che io gliene dia.

— Tutto ciò va benissimo; non è di cotesto che intendo parlare. Donale quel che vuoi, rovinati pure, nessuno troverà a ridire; ma lasciala al suo posto, o piuttosto metticila, comprale dei cavalli, dei gioielli, ma non andare a farti ridicolo coll’amore campestre! Che diavolo! sei uomo di spirito. Cosa vuoi fare colla Selene per tutto il santo giorno, dopo che le avrai detto in tutti i toni che le vuoi bene?

— La vita che faccio mi stanca.... mi annoia mortalmente.... Voglio cambiare

— Povera Selene! borbottò Giunti.


La povera Selene amava il bel biondino come poteva, quanto poteva, ma era abituata a ridere e a folleggiare, e quell’amante che la teneva a distanza, e che cercava