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scopo, senza emozioni che non fossero malsane, senza entusiasmo, senza domani. Provava momenti di debolezza e di scoraggiamento indicibili, ma si vergognava di confessarli; nel baccano di una festa o di un bagordo pensava con abbattimento che l’indomani si sarebbe divertito al modo istesso. Spesso, la notte, ritornando stanco di piaceri, invidiava il suo cocchiere o il suo cameriere che stavano ad aspettarlo, pur non sapendo farsi idea del come si potesse vivere nella loro condizione.

Del resto faceva la vita che facevano tutti gli altri, beveva, giocava, schermiva e fumava più degli altri: era un po’ pallido la mattina, e avea il polso un po’ agitato la sera: nulla più. Di tanto in tanto i ricordi della sua prima giovinezza, che sembravagli tanto lontana, gli alitavano sul cuore, come i soffi della brezza marina in una calda notte d’estate; ei li assaporava tacitamente, coll’occhio socchiuso e il sigaro in bocca, vi lasciava vagare il pensiero e riposare il cuore, e allorchè scuotevasi di soprassalto, anche un po’ vergognoso, il mondo che più lo sorprendeva, che sembravagli più falso, era quello in cui viveva.

In una di coteste situazioni di spirito, Selene gli s’era trovata fra i piedi, o fra le braccia; ei le aveva proposto di andare a vivere assieme in campagna, come se ella avesse potuto ridargli il vergine trasporto con cui s’era innamorato persin d’una ballerina; le propose sul serio una capanna e il suo cuore; la ragazza, che si rammentava di qual fibra fosse quel cuore, ri-