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XXXIX.
Erano trascorsi parecchi anni, ed Alberti avea ricominciato a far la vita di prima, peggio di prima, abusando di tutto, esagerando il male che cercava egli medesimo, bestemmiando il bene che non poteva raggiungere per fiacchezza di carattere, incallendosi in uno scetticismo di parata perchè non conosceva altre donne all’infuori di quelle che alimentavano la sua vanità, o i suoi piaceri, vanitose e capricciose come lui, e perchè non avea altri amici, all’infuori di quelli coi quali si era battuto per un’amante o per una partita di giuoco. Avea con lui tutte le disgrazie: l’immaginazione calda, l’indole fiacca, il cuore sensibilissimo, ma non temprato da affetti domestici, ed una certa agiatezza che non gli permetteva di vedere la vita da un lato solo: cotesta vita era stata occupata soltanto d’ozio, o faticosa di piaceri. A 28 anni trovavasi isolato, stanco, senza