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— Signore!...
— Caro marchese, son capitano nei carabinieri, e come tale sono un po’ soldato, e un po’ legale; ragioniamo adunque, poichè a bucarsi la pelle c’è sempre tempo. Se Ella è convinto di non essere stato il primo amante di quella signora, come probabilmente io non sarò l’ultimo, e s’è convinto del pari che noi ci succediamo regolarmente, in questo caso chi di noi due avrebbe più diritto di sfidar l’altro? Ella, perchè io son venuto dopo di lei, od io perchè Ella mi ha preceduto?
— Cotesto è invertire singolarmente la quistione.
— Semplifichi, rettifichi pure; son qui ad ascoltare.
— Non son venuto a dirle, nè ho bisogno di dirle, quali siano le mie opinioni su quella signora; e sembrami che non occorrano tante parole fra due gentiluomini per bucarsi la pelle, com’Ella dice.
— Caro marchese, non ha rettificato nulla, e si aggrappa alla provocazione come uno che non abbia migliori ragioni da metter fuori. Ma io ho più anni di lei, sono ufficiale, ho due medaglie, di quelle che danno il diritto di esser sempre calmo, e posso permettermi di credere che occorrano proprio tutte le possibili spiegazioni fra due uomini di cuore, prima di mettere mano ai ferri, soprattutto allorchè sono seduti, come noi, dinanzi ad una buona tavola. Ella viene a sfidarmi per amor proprio, per dispetto, piuttosto che per gelosia; senza pensare che colloca il suo amor proprio fra il quarto e il sesto di coloro che avrebbero gli stessi suoi diritti. Da canto mio, allorchè verrà l’ora del mio successore, gli strin-