Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 193 — |
cello, rimandò il giardiniere, e s’avviò pel viale che menava alla terrazza. Camminava lentamente, e di tanto in tanto fermavasi come per stare in ascolto, e alzava gli occhi verso le finestre del salotto.
Il viale, prima di mettere alla scalinata della terrazza, serpeggiava attorno ad una gran vasca ombreggiata da magnifiche piante acquatiche, e biforcavasi per mettere in un sentieruolo che conduceva alle scuderie, passando dinanzi ad una capanna rustica ch’era chiusa da lungo tempo.
Il conte s’era avviato pel sentieruolo, teneva gli occhi fissi sulla capanna abbandonata o sulle scuderie, cercando di veder qualcuno da mandare in soccorso del povero Falco.
Ei passò accanto ad un padiglione di bosso e di mortella, tenuto con somma cura, aperto da quattro arcate, ornato di sedili e di statue, dinanzi al quale il sentieruolo svoltava bruscamente per salir l’erta verso la capanna.
Alberti era giunto all’ora fissata. La contessa l’aspettava: ei le s’appressò rapidamente, le baciò la mano, e le disse con voce breve:
— Vostro marito?
— Uscito.
— Tornerà presto?
— Desinerà fuori di casa.
— Come siete bella! esclamò.