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XXXV.


Il conte Armandi era un uomo politico, gentiluomo sino alla punta delle unghie, dignitoso, serio, freddo, ed uomo di mondo: avea la riputazione d’aver corso la cavallina in gioventù, la qual cosa gli avea lasciato una elegante piacevolezza di maniera ed una lieve tendenza all’epicureismo, che gli andava come un guanto. Ei stava a Torino durante le sessioni parlamentari, e il resto dell’anno viaggiava, e andava ai bagni, dove riuniva si la chiesuola de’ suoi amici politici.

Quando Alberti entrò nel salotto la contessa non c’era; ma il marito accolse il giovane marchese come una vecchia conoscenza, e gli parlò del fu marchese, ch’era stato suo amico, e della marchesa, ch’era detta a Milano la bella toscana. La contessa si fece un poco aspettare,