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— Mi permette che le dia un bel bacio, madamigella?
La bambina seria seria acconsentì col capo, e sporse la guancia rosea.
— Com’è bella, e come le somiglia! disse Alberto baciandola.
La contessa suonò un po’ vivamente, e consegnò la figlia alla governante.
— Perchè rimandarla?... domandò Alberto, sorpreso da quel brusco congedo.
— È tardi per lei, sono quasi le dieci; rispose ella secco secco.
Alberti si alzò.
— Ma io non sono una bambina! disse ridendo la contessa, e ritirò la mano che egli le stringeva per andarsene.
— Son venuto in un cattivo momento davvero!
— No.
— Non l’annoio?
— Parli, taccia, legga, suoni, ma non mi lasci sola con la mia noia, che sarei capace di buttarmi nel lago, diss’ella col medesimo sorriso.
— Tanto meglio!
L’Armandi gli rivolse un tacito sguardo, e si appoggiò alla spalliera del canapè, contemplando i disegni della ventola.
Successe un lungo silenzio.
— E la sua ballerina? domandò quindi sbadatamente.
— Sta benissimo, rispose Alberto senza levare gli occhi dall’album.