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il penetrante, e si diede da fare per rassettare gli oggetti che erano sulla tavola.
— La sera è bella? domandò poscia senza pensare a quel che diceva.
Ei volse gli occhi alla finestra spalancata, che incorniciava il più bel chiaro di luna, e rispose:
— Bellissima.
— È stato sul lago oggi?
— Son venuto in barca, gliel’ho detto.
Il discorso, privo d’alimento, cadde del tutto. La contessa si guardava attorno, come cercando un pretesto per rompere quel silenzio.
— Sul tavolino ci son dei sigari, gli disse; fumi pure, siamo in campagna.
— Grazie.
— Mi racconti: che c’è di nuovo? Cosa si dice a Bellagio?
— Si dice che i bigatti vanno benone.
— Ah! Avremo della seta a buon mercato, dunque?
— Certamente!
— Che fortuna!
Improvvisamente l’uscio s’aprì, ed entrò correndo una graziosa bambina di quasi cinque anni, che andò a buttarsi nelle braccia della contessa.
— Adagino, cara! esclamò la madre baciandola. Cosa dirà il signore di una damigella che entra così all’impazzata?
La bambina si volse a guardare il signore coi grand’occhi timidi e curiosi. Alberto le disse cingendola colle braccia: