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XXX.
La giornata era stata calda e burrascosa, ma la sera era incantevole. La luna sorgeva dietro i monti, alcune bianche nuvolette erano ancora disseminate pel cielo, il lago sembrava color d’acciaio, solcato qua e là da improvvise striscie luminose; di quando in quando, a lunghi intervalli, un soffio di fresca brezza faceva stormire gli alberi e flottare le acque del lago.
La contessa Armandi avea passato una di quelle giornate bisbetiche nelle quali avrebbe dato non so che cosa per poter dire che aveva l’emicrania: era stata fannullona, inquieta, nervosa, uggita; s’era aggirata pel salotto, s’era guardata nello specchio, s’era messa alla finestra, poi avea cominciato a leggere, avea buttato il libro da banda e s’era appoggiata all’étagère, a guardare sbadigliando la lancetta dell’orologio, ed era rimasta a guardarla mezz’ora senza accorgersene; in-