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feggiarlo? ei ricorrerà ai tribunali e per vendicarsi lo farà insultar mortalmente da un suo domestico che sarà lietissimo di buscarsi una discreta mancia andando in prigione pel suo padrone. Non faccia follie, per carità! Non gioveranno a nulla.

— È vero; rispose Alberti in tono breve.

— Abbiamo detto di essere amici schietti, ed ho perciò il diritto di darle dei consigli. Anzitutto perchè si batterebbe? per dispetto o per gelosia?

— Non lo so... rispose il giovine dopo una pausa.

— Non lo sa?... diggià!... diss’ella con un gaio sorriso — alla buon’ora!

Andavano pel gran viale delle Cascine; l’aria era ancora fresca, il cielo era azzurro; e i grandi alberi si elevavano dai due lati come immense muraglie di verdura. Per lungo tratto Alberto e la contessa rimasero silenziosi, guardando distrattamente i boschetti. Infine il giovane rivolse due o tre occhiate furtive su di lei, e disse esitando:

— M’ha perdonato davvero?

— Che cosa? domandò ella saettandogli uno sguardo penetrante.

Egli ammutolì; ma la contessa, senza dargli il tempo di aprir bocca, aggiunse con uno scoppio di riso civettuolo:

— Ah!.... Non ci pensavo più!


L’Armandì, malgrado la bizzarria del suo carattere, s’era mostrata, come avea promesso, amica schietta e