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— Cosa avete fatto, malaccorto! esclamò l’Armandi allorchè furono soli. Vi siete perduto!

— Come?... perchè?...

— Avete fornito a Velleda le armi che ella cercava!... Lasciamoci, lasciamoci!


Le signore Manfredini partirono com’erano venute, insieme ad Alberti. Velleda parlò poco, e smontando da carrozza gli porse la mano come al solito. Ei la lasciò un po’ bruscamente.

Il giorno dopo, andando al villino Flora gli fu detto che le signore erano in giardino; ma ci trovò soltanto Velleda, che stava passando in rivista i suoi fiori. La ragazza lo salutò freddamente, continuò a discorrere per un cinque minuti col giardiniere di cardenie e di magnolie, rispondendo con monosillabi alle domande di Alberto, e poscia s’incamminò lentamente verso casa, precedendolo di qualche passo. Prima di giungere all’uscio si fermò su due piedi, e gli disse, voltandosi verso di lui:

— Signore, vi prego di ripigliarvi la vostra parola. Alberto rimase un istante sbalordito. — Perchè? balbettò.

— Non ci abbassiamo entrambi con spiegazioni superflue: voi sapete il perchè assai meglio di me. Siete liberissimo di seguire le vostre inclinazioni, ma vi prego di rispettarmi tanto da non farmene spettatrice. Lasciamoci tranquillamente, da gente ammodo, da buoni amici, sinchè vi è tempo.