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XXVI.


Al cominciar della primavera la contessa Armandi era partita per la campagna, e non s’era più fatta vedere in casa Manfredini; soltanto era ritornata in giugno per due o tre giorni a Firenze, prima di andare ai bagni; ma il caso avea fatto sì che non si fosse più incontrata con Alberto.

La signora Manfredini, senza saper perchè, avea rimandato alla seconda quindicina del mese la partenza per Livorno, e perciò anche Alberti avea ritardato la sua. Velleda non faceva la menoma osservazione; però era divenuta bisbetica, capricciosa, lunatica, e qualche volta anche dura ed ingiusta verso il suo fidanzato. La madre prendeva le parti della figliuola, e faceva prevedere una suocera coi fiocchi, o piuttosto cogli artigli. Allora Velleda avea dei momenti di affezione più espansiva del solito, come degli assalti di pentimento, che col suo carattere sembravano più straordinarî.